30 giugno 2010

Penne alla vitamina A.


Le CAROTE sono la fonte di vitamina A per eccellenza: i carotenoidi, pigmenti presenti nelle piante della cui famiglia fa parte il beta-carotene, furono individuati per la prima volta in questi vegetali.
Sono anche una buona fonte di flavonoidi, pigmenti antiossidanti benefiche per il sistema cardiovascolare.
Le carote sono i vegetali contenenti la maggior quantità di carboidrati ad alto indice glicemico, infatti l’indice glicemico delle carote è molto alto, pari a 75.
Questo potrebbe far credere che siano un alimento da evitare, in realtà la quantità di zuccheri per 100 grammi di prodotto è molto piccola (7.6 gr), quindi per assumere una quantità di zuccheri significativa (per esempio 50 grammi) occorre una quantità di carote molto grande (650 grammi).
Le carote hanno poche calorie e un indice di sazietà abbastanza elevato, il che le rende un alimento ideale da assumere come spuntino o come contorno, crude o cotte.
Le carote hanno pareti cellulari molto dure e la cottura, anche molto breve, le rende più digeribili e aumenta la disponibilità dei nutrienti in esse contenuti.

Ingredienti per una persona molto affamata:

- 150 gr di carote

- 100 gr di penne rigate (l’ho detto che ero affamata? xD)

- brodo di shoyu, curry, zenzero e cipolla (o brodo vegetale)

- olio

- aglio

- semi di finocchio

- un cucchiaino di margarina (facoltativo)

- pepe

Procedimento:

Ho messo a scaldare un po’ di brodo avanzato dalla cottura del seitan di domenica (a cui, ahimè, non ho fatto nessuna foto)…essenzialmente era acqua + shoyu, curry, zenzero e cipolla. Ovviamente va bene anche il brodo vegetale o quello che volete voi, ma in questo caso per me la shoyu è indispensabile perchè maschera il sapore dolciastro delle carote.

Scaldato il brodo ho buttato le carote a pezzetti e le ho fatte lessare; nel frattempo ho messo in una ciotolina un po’ d’olio, uno spicchio d’aglio schiacciato e qualche seme di finocchio, lasciandolo insaporire.

Una volta pronte le ho scolate lasciando da parte un po’ di brodo, poi le ho frullate aggiungendo l’olio insaporito (tolto l’aglio), un pizzico di sale e il brodo necessario a rendere il composto leggermente fluido.

Infine ho scolato la pasta e l’ho unita alla salsa di carote, amalgamando con un cucchiaino di margarina.

Una generosa spolverata di pepe…e che la melanina sia con voi! :)

27 giugno 2010

Da consumare preferibilmente entro il.

Una cena in tre, per festeggiare la visita di un amico che si è momentaneamente trasferito a più di 700 km di distanza.
Risotto alle zucchine, vino, musica, risate, chiacchiere, ricordi.
Un giro in centro come ai vecchi tempi - che tanto vecchi non sono - alla ricerca di un po' di buona musica dal vivo.
Tre ombre che si stagliano lungo quella strada conosciuta e già percorsa, si confondono sui ciottoli sconnessi del centro storico, scivolano silenziose sui muri che si addossano gli uni agli altri, si perdono tra la folla chiassosa di San Giovanni. Tu e lui per mano, mentre l'amico cammina di fianco a voi con una sigaretta tra le dita. Pochi ma buoni.
Si fa tardi. Tanto vino in circolo e zero voglia di tornare a casa a dormire, nonostante il giorno dopo ti aspetti l'ennesimo esame.
Le gambe a pezzi, vi sedete su una panchina.
Il fumo della sigaretta si perde nell'aria, un po' come le vostre parole riguardo la preoccupazione per un lavoro che non si trova mai, nemmeno dopo una laurea quinquennale in un settore di nicchia.
"Ragazzi, andiamo via e apriamo un pub da qualche parte, noi tre. "
Un'idea bizzarra che vi era già balenata per la testa in altri momenti: durante una cena, un giro in bici, una strimpellata di basso e chitarra giù in cantina...ma questa volta sembra molto più concreta.
Sì! Forse è colpa del vino, forse no, ma quest'idea ti alletta e in quel preciso momento nessun dubbio o preoccupazione ti attraversa la testa. Solo una frase, chiara e concisa: IO CI STO.
La fantasia viaggia un po' ovunque: nord Europa, Canarie, Messico...
"Diamoci una scadenza: se entro quel periodo non succede niente di concreto qui, prendiamo e ce ne andiamo."
Sei incredibilmente a tuo agio, di buonumore, anche leggermente adrenalinica...senti nelle vene qualcosa che non provavi più da tempo: un sincero ottimismo!
Tornate a casa. La stanchezza ora si fa sentire...e anche il vino.
Ti addormenti di fianco a lui, abbracciandolo. Sì, sei davvero felice :)


Chissà, forse un giorno la deciderete davvero questa data di scadenza.

Della serie...

Udite udite, continua la collezione delle pubblicità più tristi della storia:



...della serie: "daaaammi una lametta che mi taglio le veneeee!!"

25 giugno 2010

A me non fa ridere.

Poco fa, sulla bacheca di facebook, mi trovo davanti questo video, con tanto di dicitura "pubblicità che in Italia non vedremo mai"...E PER FORTUNA, aggiungerei io!!



Come fa la gente a divertirsi con queste cose?? Oltretutto era stato pubblicato e commentato positivamente da parte di una ragazzA, che a mio parere dovrebbe invece sentirsi quantomeno OFFESA per come viene presentata l'immagine della donna in questo spot: un oggetto sessuale, un trofeo, una bambola gonfiabile da sbattere qua e là, da maltrattare come vuoi solo per prenderti una rivincita nei confronti degli altri maschi del branco che ti avevano ridicolizzato.
In questo spot c'è volgarità, violenza, maschilismo, diseducazione...e tutto questo per cosa?? Per pubblicizzare un'auto!!

Che tristezza infinita -.-''

Mmmhhh, è quello della Lola!

Aaaahhh, com'è utile a volte la televisione in streaming!! Specialmente se grazie alla tua zucca vuota ti dimentichi che l'ultima puntata di Annozero è stata spostata da giovedì a mercoledì...e così ti ritrovi a guardarla una settimana dopo su internet e a commentarla con un'altrettanta settimana di ritardo durante una notte insonne il giorno prima di un esame.

La puntata in questione, degna di nota come tutte, era dedicata agli allevatori e ai produttori di latte in Italia. Il discorso era incentrato sul fatto che questi poveracci non riescono più a mantenere le loro attività a causa degli alti costi di gestione a fronte di guadagni nulli (ricevono dalle multinazionali 29 cent al litro, contro i circa 40 necessari per produrlo) e delle multe da pagare per non aver rispettato i limiti di produzione imposti in base alle quote latte possedute.

Si è parlato poi del lungo viaggio del latte "fresco" verso l'estero, specialmente Germania, dove viene mischiato con latte in polvere di ogni provenienza e scarsi controlli al fine di aumentarne la quantità...per poi essere riportato in patria e spacciato come latte nostrano e/o usato per fare formaggi DOP (seh, come no!). A questo punto non può che tornarmi in mente questo odiosissimo spot di qualche anno fa (io oserei anche offensivo)...



Per non parlare della truffa dei formaggi avariati ad opera della Delia (qui qualche informazione in più)...chissà che bontà!! [E per i nostalgici dei puffi, abbiamo anche le mozzarelle blu di più recente scoperta].

E poi via con le immagini di allevatori incazzati, delusi, disperati, che durante uno sciopero decidono di buttare litri e litri di latte in mezzo ai campi per protesta...dico io, ma alle mucche non ci pensate?? Al dolore che hanno dovuto subire per produrre tutto quel latte che voi ora state bellamente sprecando?? Ai vitelli che avrebbero potuto berlo??
Ecco, questo è ciò che mi trattiene dall'essere totalmente solidale con queste persone! Certamente mi dispiace per loro che si trovano in difficoltà, che hanno delle famiglie da mantenere, che si sentono dei falliti per aver mandato in malora l'azienda messa in piedi dal trisavolo e tramandata di genitore in figli@. Mi dispiace soprattutto perchè vengono ignobilmente maltrattati dalle multinazionali e dalle politiche incompetenti e arraffone senza possibilità di riscatto se non con la violenza. Tuttavia mi dispiace anche per le mucche, i tori e i vitelli, che non hanno fatto niente di male per essere trattati così.

Le mucche non hanno fatto niente di male per vivere imprigionate tra quattro assi di legno senza possibilità di muoversi liberamente; non hanno fatto niente di male per venire ingravidate con un ago pieno di sperma sottratto ad un toro dopo averlo fatto eccitare con un animale del suo stesso sesso; non hanno fatto niente di male per vedersi portar via il loro cucciolo appena nato; non hanno fatto niente di male per essere munte dolorosamente fino allo stremo; non hanno fatto niente di male per essere destinate a vivere una vita molto più breve di quella che potrebbero vivere in natura.
I vitelli non hanno fatto niente di male per essere separati dalla madre e appesi a testa in giù appena nati (si vede nel video, giuro!) mentre l'allevatore commenta al giornalista che la sua unica preoccupazione è che sia nato un maschio, il che vuol dire una mucca da latte in meno e un pezzo di carne da dover vendere al più presto ma che non darà un gran guadagno. Mi vengono i brividi...

Eccole qui, quelle che voi allevatori chiamate macchine!!

24 giugno 2010

Compitine d'un autre été.


L'ascolterei all'infinito *.*
per non parlare del video, una tenerezza unica...

Lo struscio di Stato.

Le norme sulle intercettazioni. Il controllo dei tg della tv pubblica. E prima il lodo Alfano, i tagli alla scuola... Berlusconi trasforma le istituzioni un passo dopo l'altro, con lentezza. Perché i cittadini assorbano i cambiamenti come naturali. Così al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato.

È nota la definizione della democrazia come sistema pieno di difetti ma di cui non si è ancora trovato nulla di meglio. Da questa ragionevole assunzione discende, per la maggior parte della gente, la convinzione errata che la democrazia (il migliore o il meno peggio dei sistemi di governo) sia quello per cui la maggioranza ha sempre ragione. Nulla di più falso. La democrazia è il sistema per cui, visto che è difficile definire in termini qualitativi chi abbia più ragione degli altri, si ricorre a un sistema bassamente quantitativo, ma oggettivamente controllabile: in democrazia governa chi prende più consensi. E se qualcuno ritiene che la maggioranza abbia torto, peggio per lui: se ha accettato i principi democratici deve accettare che governi una maggioranza che si sbaglia.

Una delle funzioni delle opposizioni è quella di dimostrare alla maggioranza che si era sbagliata. E se non ce la fa? Allora abbiamo, oltre a una cattiva maggioranza, anche una cattiva opposizione. Quante volte la maggioranza può sbagliarsi? Per millenni la maggioranza degli uomini ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (e, considerando le vaste aree poco alfabetizzate del mondo, e il fatto che sondaggi fatti nei paesi più avanzati hanno dimostrato che moltissimi occidentali ancora credono che il sole giri) ecco un bel caso in cui la maggioranza non solo si è sbagliata ma si sbaglia ancora. Le maggioranze si sono sbagliate a ritenere Beethoven inascoltabile o Picasso inguardabile, la maggioranza a Gerusalemme si è sbagliata a preferire Barabba a Gesù, la maggioranza degli americani sbaglia a credere che due uova con pancetta tutte le mattine e una bella bistecca a pasto siano garanzie di buona salute, la maggioranza si sbagliava a preferire gli orsi a Terenzio e (forse) si sbaglia ancora a preferire "La pupa e il secchione" a Sofocle. Per secoli la maggioranza della gente ha ritenuto che esistessero le streghe e che fosse giusto bruciarle, nel Seicento la maggioranza dei milanesi credeva che la peste fosse provocata dagli untori, l'enorme maggioranza degli occidentali, compreso Voltaire, riteneva legittima e naturale la schiavitù, la maggioranza degli europei credeva che fosse nobile e sacrosanto colonizzare l'Africa.

In politica Hitler non è andato al potere per un colpo di Stato ma è stato eletto dalla maggioranza, Mussolini ha instaurato la dittatura dopo l'assassinio di Matteotti ma prima godeva di una maggioranza parlamentare, anche se disprezzava quell'aula «sorda e grigia». Sarebbe ingiusto giocare di paradossi e dire dunque che la maggioranza è quella che sbaglia sempre, ma è certo che non sempre ha ragione. In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").

In certe aree della Sicilia e della Campania i mafiosi e i camorristi hanno la maggioranza dei consensi ma sarebbe difficile concluderne che siano pertanto i migliori rappresentati di quelle nobilissime popolazioni. Recentemente leggevo un giornalista governativo (ma non era il solo ad usare quell'argomento) che, nell'ironizzare sul caso Santoro (bersaglio ormai felicemente bipartisan), diceva che costui aveva la curiosa persuasione che la maggioranza degli italiani si fosse piegata di buon grado a essere sodomizzata da Berlusconi. Ora non credo che Berlusconi abbia mai sodomizzato qualcuno, ma è certo che una consistente quantità di italiani consente con lui senza accorgersi che il loro beniamino sta lentamente erodendo le loro libertà. Erodere le libertà di un paese significa di solito mettere in atto un colpo di Stato e instaurare violentemente una dittatura. Se questo avviene, gli elettori se ne accorgono e, se pure non hanno la forza di zione di colpo di Stato che è con lui cambiata. Al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato. All'idea di una trasformazione delle strutture dello Stato attraverso l'azione violenta il genio di Berlusconi è stato ed è quello di attuarle con estrema lentezza, passettino per passettino, in modo estremamente lubrificato.

Pensate alla inutile violenza con cui il fascismo, per fare tacere la voce scomoda di Matteotti, ha dovuto farlo ammazzare. Cose da medioevo. Non sarebbe bastato pagargli una buona uscita megagalattica (e tra l'altro non con i soldi del governo ma con quelli dei cittadini che pagano il canone)? Mussolini era davvero uomo rozzissimo. Quando una trasformazione delle istituzioni del Paese avviene passo per passo, e cioè per dosi omeopatiche, è difficile dire che ciascuna, presa di per sé, prefiguri una dittatura - e infatti quando qualche cassandra lo fa viene sbertucciata. Il fatto è che per un nuovo populismo mediatico la stessa dittatura è un sistema antiquato che non serve a nulla. Si possono modificare le strutture dello Stato a proprio piacere e secondo il proprio interesse senza instaurare alcuna dittatura.

Si può dire che il lodo Alfano prefiguri una tirannia? Sciocchezze. E calmierare le intercettazioni attenta davvero alla libertà d'informazione? Ma suvvia, se qualcuno ha delitto lo sapranno tutti a giudizio avvenuto, e l'evitare di parlare in anticipo di delitti solo presunti rispetta se mai la privatezza di ciascuno di noi. Vi piacerebbe che andasse sui giornali la vostra conversazione con l'amante, così che lo venisse a sapere la vostra signora? No, certo. E se il prezzo da pagare è che non venga intercettata la conversazione di un potente corrotto o di un mafioso in servizio permanente effettivo, ebbene, la nostra privatezza avrà bene un prezzo. Vi pare nazifascismo ridurre i fondi per la scuola pubblica? Ma dobbiamo risparmiare tutti, e bisogna pur dare l'esempio a cominciare dalle spese collettive. E se questo consegna il paese alle scuole private? Non sarà la fine del mondo, ce ne sono delle buonissime. È stalinismo rendere inguardabili i telegiornali delle reti pubbliche? No, se mai le vecchie dittature facevano di tutto per rendere la radio affettuosissima. Ma se questo va a favore delle reti private? Beh, vi risulta che Stalin abbia mai favorito le televisioni private?

Ecco, la funzione dei colpi di Stato striscianti è che le modificazioni costituzionali non vengono quasi percepite, o sono avvertite come irrilevanti. E quando la loro somma avrà prodotto non la seconda ma la terza Repubblica, sarà troppo tardi. Non perché non si potrebbe tornare indietro, ma perché la maggioranza avrà assorbito i cambiamenti come naturali e si sarà, per così dire, mitridatizzata. Un nuovo Malaparte potrebbe scrivere un trattato superbo su questa nuova tecnica dello struscio di Stato. Anche perché di fronte a essa ogni protesta e ogni denuncia perde valore provocatorio e sembra che chi si lamenta dia corpo alle ombre.

Pessimismo globale, dunque? No, fiducia nell'azione benigna del tempo e della sua erosione continua. Una trasformazione delle istituzioni che procede a piccoli passi può non avere tempo per compiersi del tutto, a metà strada possono avvenire smandrappamenti, stanchezze, cadute di tensione, incidenti di percorso. È un poco come la barzelletta sulla differenza tra inferno tedesco e inferno italiano. In entrambi bagno nella benzina bollente al mattino, sedia elettrica a mezzogiorno, squartamento a sera. Salvo che nell'inferno italiano un giorno la benzina non arriva, un altro la centrale elettrica è in sciopero, un altro ancora il boia si è dato malato… Tagliare la testa al re o occupare il Palazzo d'Inverno è cosa che si fa in cinque minuti. Avvelenare qualcuno con piccole dosi d'arsenico nella minestra prende molto tempo, e nel frattempo chissà, vedrà chi vivrà. Per il momento, resistere, resistere, resistere.


Umberto Eco

[Fonte]

14 giugno 2010

Riempiamo i peperoni e svuotiamo il cervello.

Sto ancora a pezzi, anche se forse da fuori non si vede. Domani ho un esame a culo e vivo alternando momenti di panico e strette al cuore a momenti di annebbiamento totale e apatia, come se fossi anestetizzata. Ovviamente questo limbo va avanti da giorni e giorni...

*****

Cucinare è una delle poche cose in grado di darmi un attimo di tregua dalle mille ansie e paure che mi viaggiano nella testa; se poi sono anche in buona compagnia, ancora meglio :)

Ieri sera ero a casa del mio pippilitico e mi era venuta una voglia tremenda di fare una ricetta che volevo provare sin da quando la vidi la prima volta: i peperoni inceciati di Mimì! Beh, detto fatto: la personalizzo un po' e nel giro di 10 minuti è già tutto in forno a sfrigolare e a impeperonare tutta la cucina xD

INGREDIENTI:

- 4 peperoni rossi piccoli

- circa 400 gr. di ceci lessati

- abbondante prezzemolo

- farina q.b.

- olio

- sale

- peperoncino

- pangrattato (facoltativo)

PROCEDIMENTO:

Lavare i peperoni, togliere la calotta e pulirli.

Unire i pezzetti di peperone ricavato dalle calotte, i ceci, il prezzemolo, un filo d’olio, sale, peperoncino e frullare tutto aggiungendo un po’ d’acqua se necessario.

Incorporare la farina all’impasto poco alla volta, lavorando prima col cucchiaio e poi con le mani, in modo da renderlo un po’ più compatto.

Riempire i peperoni precedentemente salati all’interno e disporli in una teglia oleata, cospargendoli di pangrattato, se volete. Mi ero dimenticata che il forno di Ale non ha la funzione grill, quindi non si è dorato…vabbè.

Infornare a 200° e dopo 40 minuti di trepidante attesa gustare senza ritegno xD

3 giugno 2010

Lo senti il rumore del mare?

[...] "piccoli attimi di felicità che aspettano solo di essere scoperti e ascoltati con attenzione, proprio come il rumore del mare racchiuso dentro una conchiglia." [...]

Due giorni fa, in piena notte, scrivevo le parole qui sopra citate; qualche ora dopo trovavo una bellissima sorpresa che mai mi sarei aspettata e che confermava ciò che avevo appena scritto.



Grazie infinite, Mäuschen :)
Grazie per avermi dedicato un po' del tuo tempo e soprattutto per avermi rivolto un pensiero, proprio a me che in fondo non sono nessuno.
Grazie per le belle parole che mi hai detto e per l'augurio che ci hai fatto, a me e a Nello. Hai ragione, troppo spesso nella mia vita mi sento invisibile, anche quando forse non ce ne sarebbe motivo, e questo tuo gesto mi ha fatto capire quanto possano essere ingannevoli le mie sensazioni, a volte. Dovrei cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno e iniziare a pensare che anche se non piaci a tutti, se non tutti sanno apprezzarti e se non tutti ti trovano interessante...qualcuno invece sì, e quel qualcuno vale più di mille messi insieme! Mi piacerebbe davvero sapere cosa ti ha colpito e fatto affezionare a me...

Comincio davvero a credere che tra gli chef di Veganblog esistano un legame speciale e una sorta di telepatia più unici che rari. Queste bellissime e invitanti t-raw-tine sono la prova che basta davvero poco per regalare un sorriso a una persona (per dire, anche una carota intera buttata su un piatto mi avrebbe fatto felice, se accompagnata da una dedica come la tua xD).

Da notare l'ultima frase che hai scritto: "spero che il sole splenda nelle vite di tutti voi di VB che date ogni giorno del vostro meglio per essere migliori e vivere in un mondo più gentile e umano." ♥ ♥

1 giugno 2010

Vita da equilibrista inesperta.

Ti svegli la mattina senza ben riuscire a capire come ti senti, bevi un caffè freddo avanzato, controlli il meteo, ti incazzi perchè non trovi la maglia che avresti voluto metterti, maledici la zazzera di paglia che hai in testa, ti incazzi di nuovo perchè non trovi i calzini e perchè qualcuno ha manomesso la tua cintura preferita (a dire la verità è l'unica che metti e solo per tenere su i jeans un po' cadenti, giacchè non sei un'amante di questo accessorio). Che strano che ti cadano i jeans, pensi. Dopotutto non ti vedi affatto dimagrita, anzi, quello schifoso rotolo di ciccia è ancora lì che ti guarda e si fa beffe di te.
Ti lavi, ti vesti e porti il caffè a letto a tuo padre, chiedendogli di accompagnarti alla fermata dell'autobus. Troppo tardi: ancora prima di arrivare e già vedi un puntino arancione allontanarsi lungo la strada. Lui non fa una piega e ti accompagna fino all'università; chissà, forse perchè essendo in ferie non ha niente di urgente da sbrigare, o magari vuole farsi un giro, oppure ha solo voglia di scambiare qualche parola con te ora che ha tempo e non c'è nessun televisore a distrarlo. Nemmeno tu vorresti che quei venti minuti in macchina passassero nel silenzio più totale, eppure è proprio quello che succede. Sarà stato il nervoso di prima mattina ancora in circolo, la stanchezza accumulata, la confusione in testa, la consapevolezza che non ti presenterai all'esame di trattativa inglese al quale ti eri iscritta, la paura mista a curiosità per quello che potrebbe dirti la psicologa al termine del quarto e ultimo incontro di "conoscenza preliminare".
Ogni volta è una sofferenza. Ogni volta vorresti aver qualcosa da dire, vorresti renderli più partecipi della tua vita, vorresti riuscire a mettere un po' di ordine dentro la testa per poter realizzare una frase di senso compiuto che soddisfi i loro dubbi. Vorresti essere in grado di ripondere a tua madre che ti chiede quale sia il problema, cos'è venuto fuori da quegli incontri, come hai intenzione di risolverlo. Ma tu non sai proprio cosa dire, non sai neanche da che parte iniziare e hai sempre paura che una parola di troppo o un un discorso male interpretato possano creare casini...e no, non hai proprio voglia di discutere. Ti trascini all'università dopo un ciao e un grazie e lasci passare il tempo in sala computer fino a che non arriva il momento tanto atteso. Esci dalla facoltà e t'incammini verso la tua "sentenza".

Buongiornocomesta?ehinsommahodecisodinonpresentarmiallesame
dioggipomeriggioperchènonmelasentoproprioblablabla...
"Io per lei avrei pensato ad una terapia individuale di un anno, per avere il tempo necessario a conoscere e sistemare tutte le questioni del suo passato che si stanno ripercuotendo sul presente. Immagini di trovarsi dentro una casa che mano a mano si sta riempiendo di cose buttate alla rinfusa, apparentemente dimenticate o no, le quali stanno occupando tutto lo spazio vitale attorno a lei; insomma, questo ammasso indistinto la sta quasi spingendo fuori della sua propria casa. Forse è arrivato il momento di mettere un po' di ordine, di riunire i pezzi, di buttare via quello che non serve più e di riutilizzare quello che può essere riutilizzato."

Esci dall'ufficio quasi in trance, come sempre. Hai la testa ovattata e ti sembra di barcollare. Sei anche sudata, quasi che quell'ora di parole seduta su una sedia avesse implicato uno sforzo fisico. Esci dall'edificio. Afa. Persone da tutte le parti. Parole a mezz'aria. Cammini svelta tra pedoni e biciclette, fiancheggi la piazza del mercato e imbocchi la via che ti riporta alla facoltà, mentre ti senti totalmente estranea al mondo che ti circonda. Hai quasi l'impressione che chiunque possa leggerti in faccia dove sei appena stata e ti senti terribilmente scoperta, indifesa, giudicata.
Qualche minuto dopo rivedi in lontananza quell'edificio familiare, l'edificio dove soffri silenziosamente ma che in fondo non vuoi lasciare prima del dovuto. Bella masochista che sei. Hai appena il tempo di andare a parlare con la professoressa di traduzione dall'italiano allo spagnolo e di farti affibbiare un generoso 23 per l'ultimo esame fatto. Avresti voluto di più ma non ti lamenti. Ti fa notare che devi ripassare le preposizioni e che ti sei fatta un po' ingannare da costruzioni della frase tipicamente italiane e dai cosiddetti falsi amici, ovvero quelle parole simili alla tua lingua madre ma che in realtà hanno tutt'altro significato. Falsi amici, che curiosa terminologia. Lei è talmente carina e disponibile, con quel sorriso dolce e il pancione di cinque mesi sotto il vestito, che nonostante tutto esci dall'ufficio serena.
Fuori ti aspettano tre ex compagne di corso per andare a pranzare insieme. C'è la Giulia, sempre in gamba e ottimista, col suo immancabile maglioncino nonostante il caldo afoso; la Fra sempre meravigliosamente polleggiata e con la solita sigaretta in mano; l'Eli dal sorriso radioso e quell'accento romano che ti mette sempre il buonumore. Dai, non avere paura, puoi anche chiamarle amiche.
Andate a comprare un pezzo di pizza all'angolo; tu incredibilmente riesci a trovarne una vegana con solo pomodoro e verdure e - mentre il commesso ti teletrasmette una manciata di accidenti perchè hai pagato un trancio di pizza da 3 € con un pezzo da 50 - uscite e decidete di andare al parco. Giusto il tempo di trovare un tavolo e iniziate a saziare gli stomaci affamati, incuranti del vento incessante, degli insetti molesti e dei rametti che ogni tanto si staccano dall'albero sopra le vostre teste. Due parole sugli esami, due parole sui professori, due parole sulle vacanze, due parole sulle vostre vite. Cercano di convincerti a presentarti all'esame ma non è proprio il caso. Rimanete così a lungo, chiacchierando sedute su quelle panchine di legno un po' scomode che tuttavia diventano subito confortevoli se ci sono le persone giuste.
Alla fine decidete che ne avete abbastanza degli attentati omicidi della pianta e dei dispetti degli animaletti e ve ne andate; chissà, magari loro vogliono solo un po' di pace. Vada per la tappa al vostro solito bar, per fortuna c'è un tavolino libero all'aperto. Le tue amiche prendono un dolce e tu un caffè. Altre chiacchiere, altri racconti, altri sogni che escono dai cassetti. Dopo mangiato la Fra vuole fumare un'altra sigaretta, e siccome oggi sei diventata la sua dispensatrice ufficiale di accendini, te ne fai offrire una. Già, ultimamente giri con un accendino in borsa pur non avendo più comprato sigarette da quando eri in erasmus. Non che tu sia una fumatrice, e non hai nessuna intenzione di diventarlo, però ogni tanto scatta come un impulso insensato che te ne fa venire una stupida voglia o uno pseudo-bisogno. Sarà che quel "sigaretta break" coincideva più o meno con l'orario in cui ti saresti dovuta presentare a trattativa. Anche se, a dir la verità, stando con loro non ci pensi neanche più di tanto a quell'esame che hai saltato a causa del tuo cervello che si rifiutava di lavorare.
Tre ore passano in fretta e arriva il momento dei saluti. Civediamoprossimamenteinboccaallupocisentiamociao. Ora stai bene. Sali sull'autobus e pensi che con quello stato d'animo puoi anche affrontare la discussione in sospeso col tuo ragazzo. Arrivi a casa sua e le parole escono copiose. Avevi ragione: l'hai affrontata e superata con successo, anche se la ferita brucia ancora. Ti accompagna alla fermata per prendere l'ennesimo autobus che ti porterà a casa. Vi abbracciate e vi scambiate qualche bacio sulle labbra, riassaporando quella vicinanza che l'ira e la delusione avevano impedito fino a quel momento.
A casa la situazione è un po' diversa: le discussioni divampano come benzina sul fuoco, ma non riescono a trovare soluzione. Ci sono cose che vorresti dire ma non puoi, altre che non vuoi dire per non ferire le persone che ami, così alla fine non se ne viene a capo. Non ti resta che sperare che un giorno non troppo lontano si sistemerà tutto.
Dopo cena hai un appuntamento su skype con Cecilia, che se la sta ancora godendo in erasmus a Cordoba. Vuole parlare con te perchè sa quello che ti sta passando; è sempre così socievole e premurosa. Le tue cuffie però non funzionano è così alla fine vi ritrovate a chattare.
Tra una parola d'incoraggiamento e l'altra ti viene in mente che non hai chiamato il tuo ragazzo, e lui non avrebbe potuto farlo dato che il tuo cellulare è fuori uso. Ti rendi conto che è già un po' tardi, però alzi comunque la cornetta del telefono di casa e lo chiami. Lui ti risponde con voce assonnata: stava già dormendo. Ciò nonostante, non manca di dirti: "Buonanotte amore, ti voglio bene".
Poco dopo chiudi anche la conversazione con la Ceci e ti metti a pensare alla tua vita. La prima cosa che ti viene in mente è un oggetto somigliante ad un nastro; un nastro bianco sospeso in un nulla nero come la pece. Quel nastro è la linea di confine e quel buco nero rappresenta le tue due vite parallele: quella negativa fatta di ansie, paure, ossessioni, brutti pensieri, depressione, vuoto interiore, apatia; quella positiva fatta di momenti giusti con le persone giuste e di altri piccoli attimi di felicità che aspettano solo di essere scoperti e ascoltati con attenzione, proprio come il rumore del mare racchiuso dentro una conchiglia. A volte quel nastro sparisce e ti ritrovi a vagare tra le due vite senza ben riuscire a distinguerle, ammaccandoti a causa delle cadute improvvise. Prima un po' di qua, poi un po' di là, poi si mescolano tra loro e ti perdi nel vortice che si è creato. Alla fine il nastro ricompare e ti vedi lì, in bilico come un'equilibrista inesperta che sente di dover cadere, prima o poi, ma non sa da quale parte finirà. La rete di protezione si trova solo da un lato e c'è da stare molto attenti.