1 dicembre 2009

Come una mosca nella ragnatela.

Non ho creato questo blog con l'intenzione di trasformarlo in un muro del pianto, anzi, tutto il contrario. Ciò nonostante, ho bisogno di scrivere. E scrivo un sacco di pensieri, di cazzate, di deliri, di sfoghi; il mio cervello non ne vuole sapere di fermarsi davanti alla barriera del pudore personale e le mie dita lo assecondano.

Così, ecco che torno qui a sputtanarmi.
Oggi (beh, ormai ieri, dato che sono una creatura notturna e scrivo alla luce della luna) è stata una giornata troppo strana. Forse perchè ieri notte sono andata a dormire con un tasso alcolico sopra la media che mi ha provocato scombussolamenti nel sonno, forse perchè il fatto di parlare sottovoce a me stessa mentre tornavo a casa dopo la cena mi ha spaventata, forse semplicemente perchè tutto il malessere che ho accumulato negli anni ha rotto gli argini e sta straripando fuori e dentro di me. La serata è stata piacevole, ma ancora una volta ho realizzato quanto labili possano essere i rapporti tra le persone e quanto io sia capace di illudermi e di crearmi castelli in aria con una sola, maledettissima, frase.
Stanotte ho sognato. Beh, a dir la verità dicono che sogniamo sempre anche se al risveglio non ce ne ricordiamo, ma se non me lo ricordo per me è come se non l'avessi fatto. Era un sogno piacevole, per quanto possa essere piacevole sognare di trovare conforto nell'appoggiare la testa sulla sua spalla e rendersi poi conto che probabilmente in realtà non accadrà mai.

"Quando si è soli in un altro Paese si ha bisogno di sentir battere il cuore delle persone vicino a noi." (cit)

Sono andata a lezione d'inglese ancora scombussolata, un po' giù di corda perchè dovevamo andare dalla professoressa in gruppi di 3 persone prestabiliti da noi per poter parlare dei dubbi che abbiamo sulla materia...ma io non appartenevo a nessun gruppo. Alla fine ho saltato quella "lezione" e sono andata prima in sala computer, dove ovviamente non ho potuto stampare quello che mi serviva perchè per la 100esima volta la stampante aveva qualche problema -.- poi in biblioteca a leggere qualche pagina del libro che stiamo trattando a narrativa hispanoamericana e che sto trovando psicologicamente interessante. L'autore è Ernesto Sábato e s'intitola "El túnel", ma di questo parlerò un'altra volta.
Più tardi, a lezione di lingua spagnola, c'è stato un momento in cui ho sentito il peso sul petto farsi sempre più pesante, davvero asfissiante. Credo sia stato subito dopo aver realizzato quanto poco manca alla fine di questo erasmus, all'arrivo degli esami, a quante cose ho lasciato in sospeso, al momento in cui dovrò affrontare una volta per tutte che ho fallito di nuovo e che non so come risalire dal baratro. Subito dopo aver realizzato che non so come dire ai miei che ho bisogno d'aiuto. L'ho sentito fisicamente quel dolore, come se un masso invisibile mi cadesse adosso. Tutto questo mentre il professore spiegava che esistono 3 tipologie di nervoso "da prestazione" nel tenere un discorso di fronte ad un pubblico: il livello 0 che corrisponde al menefeghismo totale, il livello 50 che corrisponde alla media ed è quello più normale, il livello 100 che è quello patologico. Non sto a dire in quale categoria mi sono riconosciuta io.

Mentre tornavo a casa per pranzo sono stata illuminata da quella che il mio ragazzo ha definito "una grandissima stronzata" (cit) senza aver realmente capito il perchè mi sia venuta in mente una cosa del genere. Mentre camminavo osservavo le persone intorno a me e pensavo a quanto fossero normali; certo, ognuna con i suoi piccoli o grandi problemi, ma almeno normali. Quel tanto che basta per non farsi venire la pulce nell'orecchio a dirti che sei tu quella sbagliata, che forse non dovresti nemmeno tentare di relazionarti con gli altri perchè sarebbe solo un fallimento o, ammesso e concesso che tu ci riesca, non saresti comunque la persona adatta perchè potresti cedere da un momento all'altro alle tue infime debolezze e farle gravare su di loro. Un po' come mi sembra di fare ultimamente con lui.

Dopo pranzo non ho avuto la forza di andare a lezione di traduzione. Mi sono addormentata quasi senza accorgermene, per la bellezza di quasi 4 ore. Vergognoso. Ma la cosa più vergognosa è che, mentre ero ancora immersa nel dormiveglia, ho risentito di nuovo quella sensazione di pesantezza sul petto, accompagnata da un'incredibile voglia di tornare a dormire e di continuare a vivere in un sogno, qualunque esso sia. Ho paura della realtà; ma soprattutto ho paura del tempo che passa. E dire che fino a qualche anno fa non facevo altro che sognare la mia vita a 30 anni.
Per una volta vorrei che il tempo si fermasse, che mi aspettasse e si mettesse al mio passo. Per una volta nella vita vorrei evitare di sentirmi come una mosca intrappolata nella ragnatela.

Per concludere in bellezza, facciamo conoscere al mondo quanto io sia indegna di avere delle amiche. Per il ponte dell'8 dicembre verranno a trovarmi la Giulia e la Cecilia, le mie compagne di università che sono in erasmus rispettivamente a Siviglia e a Cordoba. Wo-hoo! Dovrei essere felice, entusiasta...no, non lo sono. Mi sento una merda a dirlo, ma non mi sento così. Eppure loro sono due persone fantastiche, forse delle poche che potrei azzardarmi a chiamare amiche. Per tutta risposta, io mi sento quasi oppressa da questa loro visita, e non riesco a capire il perchè.
Inoltre, solo a pensare che è arrivato dicembre mi sento male. Fermati, tempo, aspettami! Così facendo non riesco nemmeno a godermi l'idea che tra 20 giorni tornerò a casa. E mi faccio sempre più schifo.

E in tutto questo casino, la cosa più stupida è che sto cominciando a pensare che l'unica persona con cui potrei davvero parlare ed essere capita sia lei. Lei che ha abbandonato la mia vita anni fa proprio perchè tra noi non c'era più dialogo ma solo litigi...e che ora è troppo lontana per potervi far ritorno.


2 commenti:

maktuub ha detto...

non sò se lasciarti un commento... a volte vorrei solo passare in punta di piedi per non disturbare i tuoi pensieri...
io avevo avuto l'idea di crearmi un blog proprio per buttarci dentro tutti gli sfoghi che mi passavano per la testa e mi accorgo che invece non riesco a farlo...
mi dispiace sentirti così.. ci sono certi momenti della vita in cui bisogna essere solo come spugne e ascoltare in silenzio, forse è proprio questo che vorrei fare... ma a distanza credo passi come disinteresse e non vorrei...se ti disturba che ti scriva qui dimmelo, ok?:-)
...mi accorgo che non riesco a passare e far finta di niente perchè tante volte quello che scrivi rispecchia una "me" con cui ho lottato anni e ci ritrovo gli stessi pensieri.. una sola cosa : non ti nascondere dietro una motivazione che non puoi affrontare, dietro una situazione o una persona che non sono più nella tua vita; è probabile che i problemi che abbiamo derivino anche da rapporti che non abbiamo saputo curare o far cambiare in meglio, ma così diventano solo rimpianti di cose mai fatte e non ci aiutano a fare passi avanti... se questo è il motivo metabolizzalo, fallo tuo ma tenta di superarlo perchè la tua vita non si è fermata...
un abbraccio grande.

fairy_maila ha detto...

Ma figurati, anzi, mi fa molto piacere se scrivi :)
Quello che dici è verissimo, purtroppo anche questo fa parte dell'enorme casino in cui sono finita e che non ho ancora metabolizzato. Non sei la prima persona che me lo fa notare, il problema è che io non so come fare...ci sono giorni in cui sembra completamente passato e altri che invece ritorna come una spina nel fianco. Oggi comunque sono stranamente positiva; ho notato che scrivere questi post in un certo senso mi aiuta, speriamo bene!

Un abbraccio anche a te